L’abolizione del vincolo sportivo nel calcio: una rivoluzione per atleti e società
L'abolizione del vincolo sportivo è una di quelle riforme che, per quanto attese e dibattute, quando arrivano segnano un vero spartiacque. Si tratta di un cambiamento epocale per il calcio dilettantistico e giovanile italiano, e più in generale per l'intero sistema sportivo nazionale. Ma cosa significa davvero questa novità per i calciatori e per le società? Quali sono gli effetti concreti e quali le annate interessate? Facciamo chiarezza.
Cos'era il vincolo sportivo?
Il vincolo sportivo era un legame tra atleta e società, che impediva all'atleta – anche se maggiorenne – di cambiare liberamente squadra al termine della stagione. La società, una volta tesserato il calciatore, manteneva il controllo sul suo cartellino fino a un'età stabilita, rinnovando automaticamente anno dopo anno il tesseramento, salvo svincolo volontario o trasferimento autorizzato.
In altre parole, nonostante il dilettantismo formale, l'atleta si ritrovava a non poter disporre pienamente della propria libertà sportiva. Una situazione che da anni sollevava dubbi di legittimità costituzionale e tensioni con il diritto del lavoro.
Da quando è stato abolito il vincolo sportivo?
Il vincolo sportivo è stato ufficialmente abolito con l'entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 36 del 28 febbraio 2021, attuativo della cosiddetta "Riforma dello Sport". La riforma ha avuto diverse proroghe, ma il punto di svolta è arrivato con le modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 163/2022, che ha integrato e corretto il precedente impianto normativo.
La norma chiave è contenuta all'art. 31 del D.Lgs. 36/2021, così come modificato nel 2022, che ha previsto l'abolizione progressiva del vincolo sportivo a partire dal 1° luglio 2023
Quali annate non sono più soggette al vincolo?
L'abolizione del vincolo non è stata retroattiva, ma si è applicata in modo graduale, con riferimento all'anno di nascita degli atleti.
In particolare:
Dal 1° luglio 2023, non possono più essere vincolati gli atleti tesserati nati dal 2005 in poi.
Questo significa che tutti i calciatori nati fino al 2004 compreso restano soggetti alle vecchie regole fino alla scadenza naturale del vincolo (che varia in base alla disciplina e al regolamento federale).
Per quanto riguarda il calcio dilettantistico, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha adeguato i propri regolamenti in conformità con il nuovo impianto normativo.
L'intenzione del legislatore è stata quella di non compromettere l'equilibrio economico delle società dilettantistiche, offrendo un periodo di transizione per consentire una riorganizzazione graduale del sistema.
Quali sono i vantaggi per i calciatori?
I benefici per i calciatori, in particolare quelli più giovani, sono evidenti:
Libertà di scelta: al termine della stagione sportiva, gli atleti nati dal 2005 in poi potranno scegliere liberamente con quale società tesserarsi, senza più essere vincolati contro la propria volontà.
Fine del "cartellino bloccato": scompare la figura del calciatore "ostaggio" del proprio cartellino, spesso utilizzato come leva contrattuale da parte delle società, anche in assenza di un vero rapporto professionale.
Più tutele giuridiche: l'atleta acquisisce diritti più simili a quelli di un lavoratore, in linea con la visione europea del rapporto sportivo e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE (si pensi al caso Bosman, anche se in ambito professionistico).
Incentivo alla formazione: paradossalmente, proprio l'assenza del vincolo potrebbe stimolare le società a investire davvero nella crescita dell'atleta, creando un ambiente più attrattivo per mantenerlo.
E per le società? È davvero solo una perdita?
No, non è affatto solo una perdita. Anche le società possono trarre vantaggio, seppur in un'ottica di cambiamento culturale.
Indennità di formazione e valorizzazione: al posto del vincolo, è previsto un sistema di premi formativi e indennità di valorizzazione, regolato dall'art. 31, comma 5, del D.Lgs. 36/2021. Questo meccanismo premia le società che investono nei settori giovanili, offrendo un ristoro economico nel momento in cui un atleta cresciuto internamente firma per un'altra squadra.
Maggiore trasparenza nei trasferimenti: il mercato diventa più fluido, più regolato, meno opaco. Si riduce il rischio di contenziosi e ci si avvicina a un sistema più meritocratico e responsabile.
Focus sulla qualità, non sul possesso: le società saranno spinte a migliorare la qualità dell'offerta formativa, piuttosto che a vincolare il maggior numero possibile di atleti per "non perderli".
Riferimenti normativi principali
Per un ulteriore approfondimento, questi sono i principali riferimenti normativi e regolamentari:
D.Lgs. 36/2021, in particolare gli articoli 31 e 33, che disciplinano il vincolo sportivo e le indennità di formazione.
D.Lgs. 163/2022, che modifica e integra il precedente decreto.
Comunicati ufficiali della FIGC e dei Comitati Regionali, che regolano l'applicazione operativa nel calcio dilettantistico.
Corte di Giustizia UE – Sentenza Bosman (C-415/93), che pur riguardando il professionismo, ha influenzato profondamente il dibattito.
Un cambio di paradigma
L'abolizione del vincolo sportivo non è solo una riforma normativa: è una riforma culturale. Cambia il rapporto tra società e atleta, ma soprattutto cambia l'idea stessa di formazione sportiva. Più diritti per gli atleti, più responsabilità per le società, più trasparenza per tutti.
È presto per dire se il nuovo sistema funzionerà senza criticità, ma una cosa è certa: il calcio dilettantistico non sarà più lo stesso. E forse, alla lunga, non sarà peggio. Anzi.